Agile come un prodotto complesso

In questo episodio con Max De Luca, Technology Solutions Director di PTC, parliamo di come la complessità dei prodotti è sempre crescente e di come, nell'ambito dello sviluppo prodotto, è ormai di norma dover gestire la “combo meccanica – software”.

Di cosa parliamo in questo episodio ?

Introduzione

Francesca Frattini: Buongiorno a tutti e benvenuti a Trasformazione Digitale - Come il Digitale trasforma il Fisico. Sono Francesca Frattini, Direttore Marketing di PTC e oggi parliamo di sviluppo prodotto agile. Viviamo in un mondo in cui la complessità dei prodotti è sempre crescente e nell'ambito dello sviluppo prodotto ormai è la norma dover gestire la combo meccanica - software. Quindi ne parliamo con qualcuno che “vive” a stretto contatto con il cliente con questo tipo di tema. Ne parliamo quindi oggi con Max De Luca, Technology Solutions Director di PTC. Benvenuto Max e buongiorno.

Max De Luca: Buongiorno a tutti, piacere di essere qui. Francesca Frattini: Piacere nostro Max, ecco chiariamo subito un paio di punti intanto per sgombrare un po' il campo dal “fumo”. Cosa intendiamo con prodotti complessi e con sviluppo agile?

Cosa sono i prodotti complessi?

Max De Luca: Le sfide che le nostre aziende, i nostri clienti stanno affrontando in questi anni qui è quella di essere sempre più veloci a rispondere alle esigenze di mercato e quindi in questo senso abbiamo il fatto che i prodotti stanno diventando sempre più ricchi di software perché l'evoluzione tecnologica tramite il software è più veloce rispetto a quella della parte meccanica.

Di conseguenza, stiamo vivendo in un'era in cui la parte meccanica rimane importante, ma si sta arricchendo sempre di più la parte software e quindi è sempre più necessario coordinare una combinazione tra sviluppo software e parte meccanica.

Francesca Frattini: Precisiamo un attimo, che differenza c'è con la meccatronica?

Max De Luca: Quando parliamo di Meccatronica stiamo parlando di meccanica ed elettronica, in questo caso qui noi non stiamo parlando di sviluppare la parte elettronica, ma di sviluppare la parte software che “comanda”, tramite l'uso dell'elettronica, la parte meccanica.

Francesca Frattini: Quindi lo sviluppo agile come si inserisce in questo contesto? Sgombriamo un po' il campo anche su questo punto.

Cos’è lo sviluppo agile?

Max De Luca: Lo sviluppo agile è una metodologia di lavoro tipica dello sviluppo software, che però tipicamente mai si sposa con la metodologia tradizionale di sviluppo meccanico. Quindi la combinazione software e meccanica di solito avviene alla fine dello sviluppo prodotto e questo fa sì che eventuali problematiche si trovino, si scoprano e si rilevino molto in là. Con tutti i problemi che questo comporta. Inoltre non c'è la possibilità durante questo sviluppo di effettuare anche un cambio di rotta nel caso in cui i requisiti vengano cambiati. Se, per esempio, un'esigenza di mercato si rivela durante lo sviluppo, prima che tu riesca a rispondere con la metodologia tradizionale, rischi di arrivare con un prodotto che è già fuori mercato quando lo lanci.

Se tu invece utilizzi una metodologia agile, che si basa su step più piccoli, ma che danno già una percezione di una serie di funzionalità che sono state messe a punto nel prodotto, fai sì che intanto puoi cambiare strada facendo perché puoi cambiare i vari cicli di sviluppo, ma soprattutto puoi arrivare in fondo con un prodotto già ottimizzato nella combinazione software-meccanica.

Francesca Frattini: Quindi, aiutami a capire, si fa uno sviluppo in parallelo di software e di parte meccanica, dopodiché si fissano degli step in cui si verifica che siano tutti e due allo stesso livello e, se tutto funziona, si prosegue con lo step successivo.

Max De Luca: Sì, il software tipicamente ha cicli di sviluppo molto più brevi rispetto alla parte meccanica, però si fissano dei punti di contatto, cioè delle milestone in cui si va a combinare quello che è stato sviluppato lato software con quello che è stato sviluppato lato meccanica e si va a verificare che le funzionalità combinate siano effettivamente implementate correttamente e da lì in poi si prosegue con il successivo sviluppo fino ad arrivare a completare lo sviluppo del prodotto.

Evoluzione dello sviluppo prodotto

Francesca Frattini: Ok, chiarissimo, grazie mille. Max, dacci il tuo punto di vista sull'evoluzione dello sviluppo prodotto sulla base dell'esperienza che hai maturato in tutti questi anni, lavorando a stretto contatto con i clienti. Perché voi non lo sapete, ma Max è una pietra a miliare per alcune aziende molto importanti qua in Italia e nel mondo.

Max De Luca: Sì, come dicevo prima il fatto di dover rispondere a esigenze di mercato e il fatto di arricchire il prodotto che tipicamente nasce meccanico con una parte software fa sì che ci sia un'evoluzione anche delle modalità operative con cui si sviluppano i prodotti stessi e quindi in tal senso il prodotto diventa più complesso perché, appunto, non è più soltanto mono disciplinare e meccanico ma interdisciplinare e richiede uno sviluppo più allargato includendo diverse organizzazioni.

Questo è quello che sto vedendo sempre di più presso i clienti e questo comporta anche un'evoluzione della metodologia di lavoro e un'evoluzione anche degli strumenti a supporto di questa metodologia di lavoro.

Francesca Frattini: Certo, perché all'aumentare delle figure coinvolte, oltre alla complessità dei prodotti, aumenta anche la complessità dell'organizzazione e dell'organizzatore del flusso di lavoro.

Quali sono gli strumenti che hanno a disposizione le aziende per rispondere a questo tipo di esigenza?

Il software ha già iniziato a mangiare il mondo

Max De Luca: Tipicamente nello sviluppo meccanico il cuore è sempre stato il PLM, o Product Lifecycle Management, mentre invece nello sviluppo software il cuore sta diventando quello che è l'Application Lifecycle Management o ALM. Nella combinazione dei due si sta prefigurando una sorta di partnership anche tra questi due strumenti, in cui l'ALM sta prendendo piede e diventando un po' il cuore pulsante dello sviluppo prodotto e il PLM sta diventando il braccio operativo dello sviluppo prodotto.

Il PLM è dove io inserisco la mia distinta base, che però non è più semplicemente fatta da componenti meccanici, ma si arricchisce anche di componenti software. Il tutto è quindi guidato da task, da requisiti, da test case che vengono gestiti all'interno dell’ALM.

Francesca Frattini: Che è molto più rapido nella reazione, quando si tratta di cambio di requisiti sul mercato e quindi di capacità di reazione all'interno dell'azienda.

Max De Luca: Sì, ma ci sono alcuni aspetti fondamentali:

  • uno è il cambio di requisiti nel mercato,
  • l'altro sono le normative
  • e il terzo, non l'ultimo, è la chiarezza.

Il fatto di avere i requisiti caricati in un sistema come l’ALM consente di essere chiari su quelli che sono gli obiettivi che devono essere raggiunti con lo sviluppo prodotto, cosa che non è del tutto scontata nell'utilizzo di un “semplice” strumento come il PLM.

Francesca Frattini: Tra l'altro abbiamo già parlato in un altro paio di occasioni sia di sviluppo software e sviluppo guidato dal software, sia di gestione dei requisiti e vi invito ad andare a recuperare questi episodi. Quindi ci confermi che il software si sta mangiando il mondo… Ha già iniziato?

Max De Luca: Assolutamente sì e lo vediamo in tutti gli ambiti, anche nella vita quotidiana.

Dove impatta la complessità del prodotto?

Francesca Frattini: Max ti faccio una domanda scomoda: la complessità del prodotto impatta di più sullo sviluppo prodotto e quindi sulle metodologie di sviluppo prodotto o sull'organizzazione interna dell'azienda?

Max De Luca: La complessità dei prodotti è dovuta anche a ricche personalizzazioni e quindi al fatto che vengono richieste dal mercato sempre più variazioni di prodotto stesso, quindi c'è una complessità intrinseca nel prodotto.

A questa complessità intrinseca fa seguito anche una complessità nello sviluppo del prodotto che va gestita. La dicotomia ALM-PLM sicuramente supporta questa gestione, ma questo deve essere però corroborato anche da una modifica organizzativa, anche l'organizzazione deve seguire questa metodologia, altrimenti non è efficace. Perché anche l'organizzazione possa seguire ci sono tre aspetti possibili:

  • Uno è che l'organizzazione stessa sia una start-up. Allora in quel caso si può già organizzare e lavorare secondo questa nuova metodologia… e questa è tutto sommato la parte facile.
  • Per quanto riguarda invece le organizzazioni esistenti, ci deve essere un forte commitment da parte della direzione, perché se la direzione capisce questa esigenza di essere più flessibile sul mercato e di rispondere a questa mutata complessità di prodotto e fa scendere dall'alto questa richiesta, allora l'organizzazione è più propensa ad accettarla e a seguirla.
  • Altrimenti un'altra possibilità è quella di creare dei sottogruppi sviluppati all'interno dell'organizzazione più vasta, come se fossero delle start-up. Tipo delle piccole business unit che iniziano implementando questa nuova metodologia, implementando i nuovi strumenti, per poi scalare il tutto su tutta l'organizzazione in fase successive, quando si è verificata l'efficacia di questo approccio.

Francesca Frattini: Aiutami a capire, questo si può attuare questo tipo di mini implementazione a livello di linea di prodotto ad esempio?

Max De Luca: Potrebbe essere a livello di linea di prodotto piuttosto che nell'ambito dello sviluppo di un prodotto innovativo. Se l'organizzazione è chiamata a sviluppare un nuovo prodotto innovativo potrebbe provare a farlo secondo una nuova metodologia di lavoro, secondo una nuova modalità organizzativa e in quest'ottica, una volta verificatane l'efficacia e validata la soluzione, espanderla e scalarla su tutta l'organizzazione aziendale.

In che modo aiuti i clienti?

Francesca Frattini: Max ti faccio un'altra domanda. Facciamo un attimo un passo indietro su qual è il tuo ruolo all'interno dell'azienda e clienti dove operi. Tu tra l'altro hai una lunga esperienza e hai lavorato non solo in Italia ma anche all'estero quindi hai una visione a 360 gradi sulla situazione. Cos'è che fai all'interno dell'azienda cliente? E come intervieni all'interno di un'azienda quando si tratta di applicare appunto le metodologie agili o comunque di fornire un suggerimento su quale sia il modo migliore per procedere?

Max De Luca: Il ruolo per cui sono apprezzato nelle aziende è quello funzionale di advisor: mi descrivono quello che è la loro problematica nell'ambito dello sviluppo prodotto e io cerco di dare loro dei suggerimenti, proponendo alcune soluzioni a questa esigenza che loro mi manifestano. Per fare questo tipicamente incontro gli stakeholder del business che operano nell'ambito dello sviluppo prodotto e che mi evidenziano quelle che sono le loro problematiche. In funzione di queste, io cerco poi di individuare una possibile soluzione o un possibile flusso ottimizzato di lavoro al fine di migliorare la situazione lavorativa e di renderli più efficienti.

In quest'ottica, posso anche permettermi di tanto in tanto di proporre delle soluzioni innovative che non siano semplicemente una soluzione al problema, ma consentano anche un guardare un po' più in là. Chiaramente, questo presuppone che dall'altra parte ci sia chi riesce a capire questo tipo di proposta e riesce a percepirla, che non è scontato, perché magari è immerso nel suo problema e vuole solo avere una soluzione puntuale.

Devo dire che spesso riesco a proporre una visione un po' più ad ampio spettro e a creare poi un percorso in cui l'azienda parte da un punto odierno e poi transita per andare verso una visione un po' più ampia rispetto alla soluzione puntuale di un problema attuale o di un'ottimizzazione locale.

Conclusione

Francesca Frattini: Ormai questo è un cambiamento necessario, tendenzialmente per tutte le aziende in tutti i settori, Max, ti ringrazio molto per essere stato qui con noi oggi e spero di riaverti presto per approfondire ulteriormente.

Questa è Trasformazione Digitale, io sono Francesca Frattini, vi aspettiamo per la prossima puntata.

Max De Luca: Ciao a tutti, buona giornata.

L'ospite dell'episodio

Max De Luca - Technology Solutions Director di PTC

Max De Luca è in PTC dal 1994, dove ha ricoperto vari ruoli in Italia e all’estero, con responsabilità crescenti e tre denominatori comune: CAD, PLM e Automotive. Esperto in simulazioni strutturali e cinematiche e appassionato di ingegneria automobilistica e automobilismo, Max ha una profonda conoscenza dei processi di sviluppo prodotto e supporta le aziende Automotive nella loro trasformazione digitale, in qualità di esperto e Technical Advisor.

Laureato in ingegneria meccanica presso l’Università di Padova, nel tempo libero, tra le altre attività, Max De Luca segue la Formula 1 con occhio critico e appassionato per “deformazione professionale”.

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