Di cosa parliamo in questo episodio ?
Introduzione
Francesca Frattini: Buongiorno a tutti e bentornati a Trasformazione Digitale - Come il Digitale Trasforma il Fisico. Sono Francesca Frattini e oggi parleremo dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e cercheremo di capire in concreto, al di là dei nomi e dei numeri, che cosa devono fare le aziende con questo tema che sta diventando (giustamente) sempre più rilevante e soprattutto con una scadenza sempre più prossima.
Lo faremo con l'ospite di oggi Maria Grazia Persico che tra le altre cose è Fondatrice di MGP & Partners, agenzie di comunicazione da 22 anni anche e soprattutto nel settore ambientale, da 11 anni Editore e Direttore di “Nonsoloambiente” web magazine dedicato al mondo della sostenibilità ambientale
Maria Grazia Persico è con MGP, membro della filiera e sostenibilità di Assolombarda nonché Autrice di testi e Formatrice del Master sulla sostenibilità de Il Sole24Ore e molto altro…
Cos’è l'agenda 2030?
Facciamo un passo indietro.
L'agenda 2030 è un programma articolato in 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile. È stata sottoscritta ormai nel 2015, dai governi dei paesi membri delle Nazioni Unite ed in concreto è una declinazione di quello che è il generico obiettivo di sviluppo sostenibile in tanti “sotto obiettivi” più facilmente perseguibili da parte di persone, aziende e paesi, ognuno in base alla propria specificità.
In descrizione vi lascio il link all'agenda 2030, nel dettaglio tramite il sito dell'ASviS - Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, promossa da Enrico Giovannini già ministro del governo italiano. Qui oggi ci chiediamo e chiediamo appunto a Maria Grazia, tutto ciò che ha a che fare con le aziende. Maria Grazia buongiorno e ben trovata!
Maria Grazia Persico: Buongiorno a voi e grazie a te per l'invito.
Francesca Frattini: Per prima cosa: ho riassunto correttamente tutto? C'è qualcosa che dobbiamo aggiungere, prima di parlare dell'impatto di tutto questo sulle aziende?
La sostenibilità non è solo un obiettivo marketing
Maria Grazia Persico: Direi che grosso modo la cornice l'abbiamo adeguatamente disegnata. L'agenda 2030 è sicuramente il punto di riferimento, ribadisco la cornice esterna, entro la quale tutti noi come soggetti, collettività, imprese (pubbliche o private) operiamo al fine di contribuire in egual misura a quello che è l'obiettivo di sviluppo sostenibile che va perseguito entro il 2030 e che volutamente è stato suddiviso nei 17 sotto obiettivi.
Quello che però è utile ricordare, che è sostanzialmente una sorta di conditio sine qua non che le aziende dovrebbero rispettare per poter decidere di adempiere a quelli che sono gli obiettivi dell'agenda è di considerare in primis la scelta di voler essere sostenibili non è una scelta che compete gli uffici marketing delle imprese (come spesso si ritiene), ma è una scelta che avviene così in logica top down ovvero deve partire dalla governance dell'azienda, vale a dire da tutti coloro che hanno un ruolo, hanno una delega, sono chiamati a fare scelte strategiche e a stabilire gli annessi investimenti necessari affinché queste strategie vengano messe a terra.
Francesca Frattini: Scusami se ti interrompo, parliamo quindi di titolare d'azienda, consiglio d'amministrazione, board of directors o qualsivoglia?
Maria Grazia Persico: Nel caso delle piccole e medie imprese possiamo parlare direttamente del titolare o di un eventuale direttore generale. Più ampliamo la dimensione aziendale quindi andiamo verso la media e grande impresa, più parliamo di consigli d'amministrazione e ovviamente di board ove si tratti di filiali italiane di multinazionali estere, che recepisco in Italia quelli che sono gli obiettivi e le strategie di sostenibilità stabilite dall’head quarter internazionale.
Ovviamente quando parliamo di sostenibilità, al di là di fare appunto questa precisazione, vale a dire non deve essere una decisione di marketing ma deve essere una decisione di governance, soprattutto non va mai pensato che si tratti di una decisione di breve periodo perché gli investimenti che comporta sono investimenti importanti.
Ricordiamoci che negli ultimi 7, 8 anni, la media degli investimenti in attività di sostenibilità da parte delle imprese, ammonta mediamente al 10% del loro fatturato. Se nel caso di una piccola impresa può essere irrisorio, nel caso di una media grande impresa dove parliamo di fatturati a 9 zeri, l'investimento comincia a essere assolutamente ingente.
Dato che l'investimento è di questo livello, va da sé che la consapevolezza che si tratti di un percorso che una volta intrapreso, ha una sorta di feedback dove non è più possibile tornare indietro. C'è una sorta di effetto boomerang garantito, per questo la scelta deve essere estremamente ponderata, dettata dal fatto di sapere che, mai come in questo momento è importante. Ricordiamoci che la sostenibilità in Italia è fenomeno “conosciuto” da circa 10 anni ma a livello internazionale (perché da lì che inizia la mia esperienza) stiamo parlando di un fenomeno che ha almeno trent'anni di storia.
Ovviamente non aveva l’accezione di sostenibilità diretta, ma aveva altri tipi di accezioni.
Oggi sta diventando un vero e proprio driver per restare competitivi e battere la concorrenza, perché prevede che l'azienda presti attenzione a quelli che sono gli impatti che genera sulle tre variabili fondamentali che sono rispettivamente:
- la variabile sociale, quindi il contesto sociale dell'attività che svolge
- il contesto ambientale
- e non ultimo il contesto economico.
Come si misura la sostenibilità?
Cosa vuol dire misurazione dell'impatto e valutazione dell'impatto?
Vuol dire che se all'inizio, parliamo praticamente dei primi anni 80 a livello internazionale, le tre normative di base che venivano prese in considerazione per valutare quelli che erano gli impatti erano:
- lo statuto dei lavoratori per quanto attiene la variabile sociale
- il criterio di doppia accountability per quanto attiene la variabile economica
- e l'ISO 26000 per quanto attiene la variabile ambientale.
Oggi l'evoluzione del fenomeno ha fatto sì che, grazie all'attività condotta da enti e istituzioni che hanno potere normativo in merito, le nuove leggi realizzate ci permettano di avere una misurazione certa e contestualizzata per cui poter dire che un'azienda è più o meno sostenibile in base al fatto che registri un ranking compreso all'interno di certi intervalli di valore dettati dalla misurazione e dalla rendicontazione che vengono adottati.
Oggi sostenibilità è tutto e niente. Questo è quello che si sente in giro, perché fondamentalmente non esiste ancora un'informazione adeguata, non esistono ancora adeguate attività di sensibilizzazione e di disseminazione, che sono invece proprie di questo tipo di fenomeni.
Dall'altra parte però, vi è assolutamente una maggiore necessità, quindi una maggiore domanda se vogliamo parlare in termini economici, che non sempre riscontra un'adeguata offerta dall'altra parte.
Con criterio di domande e offerte, intendo dire che il cittadino, quindi il consumatore talvolta un'azienda (l'azienda compratrice rispetto all'azienda venditrice), ritengono che la sostenibilità costituisca una sorta di terzo soggetto sul quale far convergere i rispettivi interessi.
In questo modo la stessa sostenibilità è in grado di creare una sintesi tra le rispettive necessità e permettere ad entrambi di perseguire una relazione Win-Win e quindi di fare rispettivamente fatturato.
La sostenibilità come punto di incontro win-win
Francesca Frattini: Ecco ti fermo un attimo e ti chiedo di vedere meglio questo concetto di sostenibilità come punto di incontro tra domanda e offerta.
Maria Grazia Persico: Mettiamoci nei panni di cittadini e consumatori. Ci rendiamo conto, banalmente guardando televisione, leggendo giornali, quotidiani, testate trasversali, camminando per strada, colpiti da qualsiasi forma di messaggio, che oggi il termine “sostenibilità” non sempre è adottato in contesti (vuoi perché parla di prodotti di determinati settori o di altri) dove il termine sostenibile è di facile comprensione. Faccio un esempio: se io parlo di uno strumento volto ad essere utilizzato per pulire i parchi, automaticamente va da sé che il termine sostenibile lo digerisco meglio, perché vedo una comunanza tra lo strumento e l'oggetto che è dettata dall'ambiente.
Se invece mi trovo praticamente a guardare determinati messaggi e a vedere che la giacca di un determinato marchio viene dichiarata sostenibile perché è realizzata con riuso o riciclo di altrettanti prodotti, se qualcuno non mi spiega da dove nasce questo criterio di sostenibilità, come consumatore faccio fatica a capire e comprendere qual è il reale messaggio che mi vuole dare. Sicuramente il marchio XY ha realizzato quel prodotto, perché dall'altra parte esisteva un mercato dove i concorrenti ormai utilizzavano la leva della sostenibilità come elemento differenziante, quindi come driver di competizione di concorrenza, quasi sicuramente vi era anche un pubblico che iniziava a credere e a chiedere prodotti realizzati nel rispetto dell'ambiente entro il quale ognuno di noi vive ed opera. Venduti a prezzi accettabili in base al tipo di produzione fatta. Realizzati nel rispetto di coloro che li producono, quindi non utilizzando lavoro minorile o similare.
Come capire se un’azienda è realmente sostenibile o sta facendo green washing?
Francesca Frattini: Quindi il mio giubbotto che ho comprato e che all'interno c'è scritto che è stato prodotto riciclando non ricordo se 15 o 16 bottiglie di plastica, cioè il produttore mi sta mentendo o è vero? Cioè è sostenibile il prodotto o è un green washing giusto per utilizzare una parola che è un po’ sulla bocca di tutti?
Maria Grazia Persico: Questo dipende dalla strategia che ha a monte adottato il produttore e questo è facilmente “scopribile”, andando a guardare qual è la politica di sostenibilità che l'azienda ha perseguito. Perché ovviamente se si tratta solo di un messaggio fake posizionato su un prodotto, quello è puro green washing. Non è green washing quando vi è una strategia a monte, quindi una strategia di impresa che prevede anche un'attività di green marketing e la produzione di un prodotto secondo i criteri green.
Un approccio etico alla sostenibilità cosa vuol dire?
Francesca Frattini: Ti fermo anche qua. Perché, come anticipavi anche tu prima, qui c'è un grossissimo problema con le fonti? Cioè dove possiamo andare a ricercare se effettivamente un'azienda ha una strategia reale in termini di sostenibilità o è tutta un'operazione di puro marketing di facciata?
Maria Grazia Persico: Vi è sicuramente un approccio di natura etica che può essere analizzato e poi vi è un criterio di misurazione reportistica dal quale non si può prescindere.
Un approccio etico cosa vuol dire? Ricordiamoci che l'Italia è il paese della ISO 9001, quindi quando replicheremo anche nel settore della sostenibilità, in parte lo stiamo già facendo, il fatto di produrre secondo dettami legislativi (vale a dire norme o decreti predefiniti) automaticamente questo metterà tutti in area di comfort che quello che stiamo acquistando o quello di cui stiamo discutendo ha una fonte certa on top. Le altre fonti certe sono ovviamente date da chi promuove lo sviluppo sostenibile in Italia e nel mondo. In primis l’ASviS appunto e la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in secundis le principali testate tra cui rientra quella che personalmente edito e dirigo che è Non Solo Ambiente.
L’importanza delle fonti
Francesca Frattini: Scusatemi, interrompo per ricordare che "Nonsoloambiente" è stata utilizzata come fonte di riferimento anche da ANSA e comunque da altre testate giornalistiche di una certa importanza tra cui la Repubblica.
Maria Grazia Persico: La Repubblica e Il Corriere, si! Oltre a noi vi sono ESG 360, Materia Rinnovabile, quindi diciamo un buon numero di portali, di siti web, magazine online che cercano di porsi sul mercato con l'obiettivo di creare una cultura della sostenibilità.
Senza una cultura della sostenibilità non avremo mai discussioni che porteranno a un reale apprendimento di quello che è il fenomeno e quindi anche la creazione di una reale competenza che permetta poi di mettere a terra quelle che sono le azioni che vengono richieste e i risultati che occorre conseguire.
Tornando a noi, quindi tornando a cercare di capire come debbano essere le fonti, va da sé che le fonti debbano per definizione essere:
- vere
- lecite
- legittime
Le troviamo in tutti coloro che si fanno promotori oggi e da quest'anno vale a dire 2024, è previsto l'inserimento sul mercato di circa 24 norme nuove. Questo permetterà ovviamente di avere una cornice maggiormente cristallizzata, dove per “cristallizzazione” intendo per ogni settore, per ogni tecnologia o per buona parte dei settori o per buona parte delle tecnologie, avere delle norme di riferimento il cui rispetto e la cui ottemperanza permetterà ad un'azienda in un arco valoriale compreso tra 1 e 100 di poter essere dichiarata più o meno sostenibile.
Un indice unico per misurare la sostenibilità aziendale
Maria Grazia Persico: Di non secondaria importanza rispetto a questo, è l'adozione di sistemi di reportistica e misurazione. Ricordiamoci che oggi, per buona parte delle imprese, fatto salvo quelle che hanno un fatturato superiore a 500 milioni di euro, il criterio della dichiarazione non finanziaria e quindi della reportistica è volontario. Il fatto di essere volontario, non implica l’essere improvvisato o approssimativo. È necessario applicare degli indici con lo stesso criterio degli indici di bilancio, ma secondo altri parametri. Il principale continua ad essere quello emanato dal GRI, ovvero Global Reporting Initiative che è un ente a partecipazione volontaria al quale aderiscono in forma volontaria, i paesi dell'Unione Europea che accettano di utilizzare tutti gli stessi indicatori per le proprie imprese al fine di rendere comparabili le situazioni di sostenibilità dei rispettivi enti a livello internazionale.
Indicatori comuni per tutte le aziende
Francesca Frattini: Quindi ci sarà modo di avere un indicatore comune per tutte le aziende?
Maria Grazia Persico: L'obiettivo a tendere è esattamente questo. Ricordiamoci, e qui subentra anche un ulteriore aspetto di discussione e di riflessione da parte di tutti: la sostenibilità non è un fenomeno one shot. Non è un fenomeno di passaggio, non è una bolla (come invece tanti credono), è la richiesta e la necessità di un impegno a diversi livelli a carico di cittadino, impresa, ente, stato, governo per permettere a tutti di vivere in un mondo più equo e più vantaggioso per tutti quanti.
Sostenibilità: un driver di concorrenza e competizione
Francesca Frattini: Obiettivo totalmente condivisibile non solo da noi come cittadini, ma senz'altro anche come imprese. Tornando appunto nell'ambito aziendalistico sembra tutto molto complicato, molto complesso. In realtà, come dicevi tu, la sostenibilità è qui per rimanere, quindi quali sono i vantaggi che un'azienda può derivare dall'essere sostenibile nel senso vero della parola, e non nel senso del green washing (di cui parleremo in una in una prossima puntata, perché è un argomento che vale la pena approfondire) per capire di che cosa si tratta?
Maria Grazia Persico: Allora la prima motivazione, qua lo dico in primis da persona prima ancora che da professionista, è che la sostenibilità dall'uomo parte e all'uomo ritorna. È interesse, responsabilità di ognuno di noi sapere che il fare bene e farlo per bene porta a vantaggi a livello di vita del singolo individuo che non possono che avere ripercussioni e impatti positivi per noi, per i nostri cari e per l'ambiente all'interno del quale lavoriamo. Il secondo aspetto è che gli stessi istituti di credito, quindi le stesse banche si sono rese conto che questo tipo di decisioni, appunto perché votate a fare bene all'interno di quelli che sono i mercati e quindi a livello Paese, debbano essere supportate.
Il valore della sostenibilità per le banche?
Hanno deciso finalmente di adottare un fac-simile di Basilea 2, premiando tutte quelle aziende che, intraprendendo percorsi di sostenibilità, vedano i propri bilanci andare in rosso magari anche per più di un anno, magari per un triennio (che indicativamente il tempo medio prima di riuscire a vedere i primi ritorni in termini di ROI su quelli che sono gli investimenti fatti a livello sostenibile).
Quindi il fatto di sapere che gli stessi istituti di credito sono a fianco delle imprese su questo processo non può che mettere in una condizione di riflessione positiva l'imprenditore che si trova magari in un momento di scelta non facile.
Non ultimo, abbiamo detto che sostenibilità è driver di concorrenze e competizione. Va da sé che se ci troviamo in un mercato dove il pionierismo è particolarmente forte, mi vien da dire che la sostenibilità rischiamo che diventi un obbligo. A quel punto è meglio farsi trovare preparati, formati, con una cultura della sostenibilità inside in modo tale da poter essere rispondenti nel breve, in modo sicuramente profittevole, certi che solo in questo modo si possa essere nel medio - lungo periodo imprese virtuose e quindi cercare di contribuire, ognuno per il suo, alla creazione di un paese virtuoso.
Francesca Frattini: Quindi anche in questo caso siamo in ritardo, conviene partire subito per farsi trovare preparati prima degli altri.
Maria Grazia Persico: l'Italia è quasi sempre un paese in ritardo, però nell'essere in ritardo guadagna poi il tempo su quello che è l'apprendimento a ciò che è necessario fare e al modo in cui è necessario farlo.
Di conseguenza è vero che non è possibile oggi fare un'attenta analisi di quelli che sono i costi benefici.
I valori connessi alla sostenibilità
È vero che cominciamo a parlare anche di valore connessi ai percorsi di sostenibilità, che debba essere un valore condiviso e non solo un valore creato, ma è altrettanto vero che (a mio avviso) condivisione, redistribuzione, profittabilità sono più semplici da perseguire laddove vi sia una coscienza e una consapevolezza dell'imprenditore e un coinvolgimento a pari livello di tutte le varie categorie di interesse. Ricordiamoci che qualsiasi percorso di sostenibilità non sarà mai positivo e con effetti positivi nel medio lungo periodo, se non passa attraverso una fase di ascolto, disamina di quelli che sono i desiderata registrati, di tutte le categorie dei portatori di interesse in modo permanente lungo la realizzazione del processo stesso.
Francesca Frattini: Maria Grazia ti ringrazio moltissimo ne approfitto per chiederti di partecipare con noi ad un altro episodio per approfondire questi temi a cui hai fatto accenno esattamente in questo momento. Questo era Trasformazione Digitale - Come il Digitale Trasforma il Fisico. Qui in descrizione trovate i link e i dettagli di approfondimento di quello di cui abbiamo parlato oggi in tema di sostenibilità. Maria Grazia ti ringrazio intanto per aver partecipato qui con noi oggi.
Maria Grazia Persico: Grazie a voi e auspico di poterci essere sicuramente per un secondo appuntamento.
Francesca Frattini: Assolutamente sì, ci risentiamo molto volentieri per una prossima puntata di approfondimento. Sono sempre Francesca Frattini, questa era Trasformazione Digitale e vi auguro una buona giornata e vi invito ad ascoltarci nel prossimo episodio.
L'ospite dell'episodio
Maria Grazia Persico, Titolare e Presidente del CdA di MGP&Partners, Editore e Direttore Responsabile di Nonsoloambiente.it, Membro della Filiera Sostenibilità̀ di Assolombarda
Ambiente e sostenibilità sono temi che accompagnano Maria Grazia Persico da oltre vent’anni, in aggiunta alla pre-esistente passione per la Comunicazione e alla predisposizione naturale alla costruzione e gestione di Relazioni, convinta che confronto e condivisione siano fondamenta per la crescita di un individuo e di un’impresa. Su queste basi ha fondato nel 2001 la società di consulenza e comunicazione MGP&Partners e nel 2013 la testata web Nonosloambinente.it. All’attività imprenditoriale affianca altre cariche di prestigio. In precedenza, Maria Grazia Persico ha lavorato in ANIMA (Federazione della Meccanica di Confindustria), come Responsabile Comunicazione e Relazioni Istituzionali per tre Associazioni e Delegato Italiano a Bruxelles nel contesto di Orgalime. Successivamente ha ricoperto la carica di Capo di Gabinetto e Responsabile Relazioni Istituzionali negli assessorati Commercio e Industria – Moda, Turismo e Grandi Eventi del Comune di Milano.
Laureata in Economia Aziendale presso l’Università Luigi Bocconi, Maria Grazia Persico in passato è stata anche Amministratore Delegato di Blue Note, il noto Jazz Club di Milano.
Nonsoloambiente.it è un web magazine che ha come focus fare e dare un’informazione chiara, trasparente e veritiera su tutti i verticali del tema ambiente oggi. In primis sostenibilità, economia circolare, mobilità e finanza sostenibile.
MGP&Partners è una società di consulenza in comunicazione che si occupa di media relation e relazioni istituzionali, con vocazione ambientale nel settore industriale.
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