Di cosa parliamo in questo episodio ?
Introduzione
Buongiorno e Benvenuti a “Trasformazione Digitale - Come il Digitale Trasforma il Fisico”. Sono Francesca Frattini, direttore marketing di PTC e oggi abbiamo per voi una nuova puntata speciale, questa volta in trasferta a Varano de’ Melegari (Parma). Quindi al posto dei rumori della città, questa volta abbiamo il rumore dei motori e altre voci. Abbiamo, infatti, avuto l'onore e soprattutto il grandissimo piacere di incontrare uno che è senz'altro tra i più grandi progettisti italiani in ambito automotive, prima ancora che il presidente e fondatore di una delle aziende più amate e innovative della nostra Motor Valley. Sto naturalmente parlando di Giampaolo Dallara e della sua Dallara Automobili il cui scopo dichiarato è “progettare e realizzare le vetture più veloci e sicure al mondo” e queste sono le parole dello stesso Giampaolo Dallara. Inutile precisare che anche in questo freddo mondo tecnologico ci si affeziona ai clienti, e non nascondo come avrete già capito che Dallara è senz'altro uno tra i miei preferiti. Siccome non sono l'unica, l'intervista all'ingegner Dallara l'ha voluta condurre direttamente nell'ufficio dell'ingegnere, in Dallara, Paolo Delnevo il nostro General Manager e Vice President Sud Europa a cui ora lascio la parola.
27 anni di collaborazione tra Dallara Automobili e PTC
Paolo Delnevo: Buongiorno Ingegnere.
Giampaolo Dallara: Bongiorno a voi
Paolo Delnevo: Grazie per aver dato questa possibilità a me e a PTC. Io sono particolarmente affezionato a lei e all'azienda perché il mio primo incarico, nel ’96, è stato insegnare Pro/ENGINEER alla sua azienda. Allora se guardo questi 27 anni dico: tanta acqua è passata sotto i ponti. Anzi, tante vetture Dallara sono passate sotto la bandiera a scacchi e hanno vinto, quindi c'è stata una evoluzione veramente importante.
Giampaolo Dallara: Be’ è stata una rivoluzione ed è stata veloce ed evidente, basti pensare che prima noi disegnavamo ancora col tecnigrafo. Ricorderai che l'approccio non è stato proprio facilissimo, perché si trattava di cambiare modo di lavorare e modo di ragionare. Durante il primo approccio non sei subito veloce e sicuramente non pensi “Questo mi fa risparmiare”, anzi, la domanda più frequente è “Perché?”. Poi ti rendi conto che effettivamente [il software] fa risparmiare, che lo utilizzano tutti, in particolare tutti quelli più bravi. Effettivamente, imparandolo ad utilizzare, ci siamo accorti di quanto si riuscisse a fare meglio, nonostante ai tempi si parlasse di bidimensionale, non di tridimensionale. Oggi con il tridimensionale facciamo davvero tutto, dalla progettazione ai calcoli ecc.
Cosa faremmo adesso se non ci fossero i programmi PTC? Non ne potremmo più fare a meno.
Meno male che c’è stata questa alleanza con il PTC, che ci ha dato, non soltanto quello che ci serve per disegnare e progettare, ma anche tutta l’evoluzione, la gestione del dato e tutto quello che permette di cercare di lavorare in prima fila e che stimola a pensare al dopo domani. Insomma, è stata una bella occasione. Abbiamo iniziato dalla prima pagina, per sfogliarne tante altre insieme e siamo sempre pronti a vedere quali altre pagine nuove ci farete sfogliare.
Paolo Delnevo: In effetti l'evoluzione è stata parallela alla vostra crescita aziendale. Se non ricordo male nel ‘96 eravate dei produttori già bravissimi per la progettazione e produzione di vetture da competizione, ma nel corso del tempo però avete ampliato il vostro offering e avete diversificato il business.
Giampaolo Dallara: Si, noi adesso facciamo anche progettazione per altri, facciamo collaborazioni con altri con grandi costruttori, abbiamo allargato il range delle nostre vetture. Prima eravamo essenzialmente un'azienda che lavorava in Italia con qualche puntatina all'estero. Cominciavamo ad andare fuori dall'Italia, ma eravamo in Formula 3 con qualche deviazione nel campo delle vetture da durata. Adesso è un altro mondo e soprattutto un'altra raffinatezza.
Abbiamo vissuto insieme, ci avete accompagnato e ci avete stimolato a fare quel cambiamento senza il quale non avremmo saputo dove andare. Bisogna essere veramente preparati ad accettare che fare bene quello che si sa fare bene, non è il sufficiente per sopravvivere. Bisogna cercare di immaginare come fare meglio degli altri ed avere gli strumenti adatti, insomma il fattore vincente è avere come partner delle aziende che non si accontentano di fare bene come fanno, ma cercano di guardare sempre avanti.
Dallara nelle competizioni USA. Da piccolo costruttore emiliano a standard delle IndyCar Series
Paolo Delnevo: La sua storia la conosciamo perché l'abbiamo ascoltata e letta sui libri: dalla Ferrari alla Lamborghini. Ma una domanda che non le ho mai fatto è: Come siete riusciti a prendere questo monopolio in America?
Un piccolo costruttore, sicuramente bravissimo, di auto da competizione che diventa lo standard delle IndyCar Series. Questa è stata una cosa straordinaria.Giampaolo Dallara: Innanzitutto non è stato facile, perché siamo partiti commettendo l'errore più comune che è la presunzione. Non è una presunzione di persone che si credono migliori, ma credevamo che un inverno bastasse per recuperare il distacco e di essere abbastanza bravi. Ovviamente non è sempre così, qualche volta abbiamo trovato qualcuno più bravo e abbiamo perso.
Detto questo, in America ci siamo arrivati proprio per caso. Dal punto di vista professionale, sono stato baciato dalla fortuna.
[Per prima cosa] avevamo fatto per Ferrari la 333, una vettura per le gare di durata (non è che in Ferrari non sapessero fare le auto da Formula 1, ma avevano da fare cose più importanti) così Piero Ferrari ci ha proposto di realizzare questa vettura e la 333 è stata una delle vetture Ferrari che ha vinto più in America.
[E poi nello stesso periodo] Indianapolis era stanca di essere uno dei tanti circuiti delle IndyCar Series, che prendeva il nome da Indianapolis, ma non ne celebrava la primogenitura, considerando tutti i circuiti alla pari.
Perciò [a Indianapolis hanno detto: “Dividiamoci dal campionato e] partiamo con la nostra serie, la Indy Racing League”. In un team che correva con la Ferrari 333 c’era Andy Evans, che ci conosceva e che ha detto: “Ma io conosco uno in Italia che può fare queste vetture.” Quindi sono arrivati questi da Indianapolis e ci hanno chiesto: “Siete disposti a fare a farci una ventina di vetture?”. Era la prima volta che ricevevamo una proposta del genere, perché con Ferrari ne facevamo sempre una e “vedevamo come andava”, invece quelli ci hanno chiesto direttamente 20 vetture.
Da lì è cominciato questo percorso, che anche stavolta non è stato facile. Anche lì abbiamo commesso lo stesso errore di presunzione. Lì credevamo fosse ancora più facile vincere, perché ci siamo detti: Il nostro concorrente era G-Force che non aveva una grossa esperienza nella produzione delle vetture, ma aveva una grossa esperienza nelle IndyCar, nelle vetture per le gare sugli ovali (all'inizio le competizioni erano solo sui circuiti ovali).
Inizialmente siamo stati sconfitti alla grande, però abbiamo cominciato presto a recuperare. Il secondo anno abbiamo vinto, poi sono tornati a vincere loro, insomma ci siamo battuti contro G-Force, un concorrente molto tosto. Noi avevamo il vantaggio di poter distribuire i nostri costi anche sulle vetture di Formula 3, alle quali dedicavamo tante risorse che ci davano anche dei buoni risultati.
Il risultato è stato che dopo sei anni siamo diventati i soli fornitori, perché tutti i clienti compravano le nostre auto e adesso siamo ufficialmente riconosciuti come i soli costruttori e il contratto è già stato rinnovato fino al 2028.
Nello stesso tempo poi abbiamo fatto la Indy Lights, poi abbiamo fatto l'Indy Autonomous e poi anche la competizione più importante degli Stati Uniti che è la NASCAR, una serie che corre 33 volte all'anno quasi quanto un campionato di calcio. Lì è dove corrono tutti i grandi costruttori e da quest'anno tutti i telai sono stati progettati da noi, sempre con i vostri sistemi.
La velocità per Dallara: in pista e nello sviluppo prodotto
Paolo Delnevo: Siamo nel tempio della velocità, lavorate con la velocità o comunque dovete confrontarvi con la velocità. Immagino che nello sviluppo del prodotto e nella simulazione, il prototipo virtuale sia diventato fondamentale. Noi vi abbiamo fornito strumenti di progettazione, simulazione e gestione del dato e credo che siano stati usati al massimo delle loro potenzialità. Dal punto di vista progettuale, quali sono gli skills che lei deve ricercare? Un ingegnere che entra in Dallara, cosa deve avere di diverso rispetto trent'anni fa? Avete difficoltà a trovare dei talenti che siano in grado di essere già nativi su queste tecnologie?
Giampaolo Dallara: Fortunatamente non abbiamo difficoltà perché è un mestiere che piace ancora. Il problema però, è sempre lo stesso: noi cerchiamo delle persone che abbiano voglia di imparare e quasi tutti quelli che lavorano qui cominciano proprio da “pagina uno”.
Molti ragazzi appena usciti dalle scuole professionali, dalle università, cominciano a lavorare qua da noi. Questo è un mestiere dove si è perennemente degli apprendisti, perché cambia il modo di lavorare, perché si lavora con degli strumenti diversi, perché oggi intanto che progetti devi calcolare, devi guardare che costi poco e guardare che ci voglia poco tempo per produrlo.
Ci sono tutti tanti strumenti che fortunatamente voi ci date e da questo punto di vista siamo degli apprendisti continui. Devo dire che, secondo me, siamo anche molto fortunati ad avere, in Italia, università e scuole professionali che funzionano molto bene.
Ho avuto un'esperienza piacevolissima proprio 10 giorni fa, a Indianapolis quando c'erano 15 studenti del nostro MUNER [Motorvehicle University of Emilia-Romagna, l’associazione che nasce dalla sinergia tra gli atenei della Regione Emilia-Romagna, Dallara e le altre storiche case automobilistiche della Motor Valley italiana]. Dico nostro, perché siamo fra le aziende dell'Emilia Romagna che supportano questo programma di laurea. Sono 8 corsi diversi, 25 studenti, tutti di lingue straniere, 25 per ogni in corso. Qui [in Dallara] teniamo l'ultimo anno del corso di Laurea Magistrale in Racing Car Design.
Sono venuti anche per un generoso supporto della regione a vedere Indianapolis. Hanno parlato con tutti i capi team ed eravamo un pochettino preoccupati perché molti di loro hanno ricevuto delle offerte dai team americani, per andare a lavorare là.
Voglio dire che fortunatamente le università funzionano bene, i ragazzi che escono di qui, anche grazie al vostro supporto, sono preparati bene. Noi li scopriamo prima, proprio per la possibilità che abbiamo con questi corsi di formazione. Quindi sì, ci sono tanti bravi giovani che sono consapevoli di dovere essere “condannati” o di avere il piacere di continuare a imparare per tutta la vita, perché il nostro mestiere è questo. D'altra parte, anche voi ci cambiate gli strumenti e noi continuiamo a imparare.
L’introduzione di nuove tecnologie è sempre più veloce e ha un impatto sulla formazione
Paolo Delnevo: Dico sempre che la velocità con la quale si introducono nuove tecnologie è straordinaria e, mi lasci dire, aumenta addirittura l'accelerazione e non solo la velocità. I nostri clienti trovano una risposta alle loro esigenze perché la nostra caratteristica è sempre stata quella di anticipare. Questo è stato possibile grazie ai nostri presidenti e persone illuminate, che sono state in grado di anticipare le esigenze dei clienti. Un’altra cosa che mi piace citare è il fatto che, insieme a voi, siamo partner di questo progetto sul territorio di Fornovo con questo polo tecnologico che aiuta non solo i ragazzi delle università.
Giampaolo Dallara: Perché cambia tutto. I nostri tornitori sono diversi da quelli di 5 anni fa, adesso sono dei programmatori. Quindi la formazione non è più soltanto per i giovani, quello di quarant'anni deve reimparare a fare il mestiere, come noi.
Certamente uno che pensa di fare il calcolo con il regolo calcolatore come si faceva quando siete arrivati voi, o di disegnare con il tecnigrafo, va a fare il monaco. È una rivoluzione continua e non è soltanto per i ragazzi, bisogna avere voglia di imparare.
Paolo Delnevo: In effetti il tornitore di oggi deve essere in grado di utilizzare tecnologie che gli mettono a disposizione l'informazione in una modalità di consumo diversa. Citavo proprio il discorso della Augmented Reality (Realtà Aumentata), della Virtual Reality e la possibilità poi di trasferire le conoscenze da una generazione all'altra.
Una delle richieste che ci hanno fatto i nostri clienti, e ci avete fatto anche voi, è relativa al fatto che state vivendo l’invecchiamento di una generazione che sta andando in pensione e, se penso alle maestranze, a coloro che detengono il know-how non solo nella testa, ma anche nelle mani, il trasferimento di questo sapere diventa difficile.
Quindi le tecnologie a supporto [della formazione] sono l’Augmented Reality e la Virtual Reality e stiamo lavorando proprio con i suoi tecnici e gli ingegneri, su un progetto di questo tipo: trasferire le conoscenze da chi non è un nativo digitale ad un nuovo nativo digitale.
Mai smettere di imparare. La partita va giocata continuamente o si è fuori
Giampaolo Dallara: Non è che ci sono alternative: o lo fai o cambi mestiere (se sei ancora in tempo). Voi ci stimolate anche a non dormire e ci suggerite in che direzione si va, poi sta a noi dire: “Se si va lì, ci vogliamo essere anche noi”. La partita la vogliamo giocare perché, alla fine del discorso, la partita o la giochi continuamente sennò sei finito, non c'è un'alternativa al continuare a imparare e a innovare. Se voi continuate a fare i vostri bellissimi prodotti, come li fate adesso, fra 5 anni siete fuori mercato, lo sapete benissimo, come lo sappiamo noi.
Quello che sappiamo adesso è come si può fare ricerca aerodinamica, nel minor tempo con risultati più raffinati. Ne parlavo ieri col mio Responsabile della Dinamica, mi ha detto: “Sto facendo un nuovo mestiere, adesso non devo più imparare a fare l'aerodinamica, ma imparare a fare l'aerodinamica con la vettura che segue un'altra vettura”.
Perché una gara non si vince quando fai un tempo sul giro, quando fai le qualifiche, ma quando arrivi primo. Quindi devi cercare di fare l’aerodinamica che è poco disturbata dalla vettura che la precede. Si cambia sempre. Cinque anni fa non si pensava così.
Adesso il progettista parla anche col fresatore, gli dice: “Come facciamo qui per ridurre i tempi di produzione? Come può essere pensato?”. Non basta più fare un pezzo fatto bene, deve anche essere leggero, costare poco e deve essere realizzato in poco tempo.
Insomma, è una bella sfida.
La Dallara Stradale. Un sogno uscito dal cassetto
Paolo Delnevo: Una delle ultime domande è: questo sogno, la Dallara Stradale, è stato nel cassetto per diversi anni perché non c'era mai il tempo di poterla fare. A parte la macchina meravigliosa, che ho avuto anche la fortuna di provare, ma come cambia il rapporto col cliente? Il vostro cliente era diverso invece adesso vi dovete interfacciare con un cliente che è l'utilizzatore finale. Quindi quali sono le sfide che avete incontrato nel cambiamento di questa gestione del rapporto con il cliente?
Giampaolo Dallara: Allora sì. [Questo progetto] ci permette di vedere la macchina “completa”, perché nella macchina da competizione lo studio è solo in funzione della prestazione. Non solo, anche un difetto dal punto di vista della formazione che dal momento che si vuol dare la priorità al pilota, evidenziare la capacità del pilota, non è previsto nessun sistema di automazione che ti permetta di andare più forte; quindi, non c'è in una vettura da competizione non c'è il controllo di trazione, non c'è il controllo di frenata, quindi non c'è l’ABS. È tutto assolutamente basico.
Rischiavamo di continuare a fare vetture da corsa o di occuparci, per la nostra attività di Engineering, della parte strutturale ma non di altre parti che adesso stanno diventando molto importanti e che stanno evolvendo. Quindi c'era la voglia di capire la vettura un pochettino meglio, anche se è figlia di questa nostra esperienza “corsaiola” perché quella è la vettura ancora più basica che c'è. All'inizio non doveva neanche avere il parabrezza, doveva avere soltanto il cambio manuale. Poi ci siamo convertiti perché tutti ci chiedevano come optional di poter anche viaggiare d'inverno, di avere un cambio automatico, di avere anche il controllo di tradizione; insomma, è stata fatta anche una variazione da quel punto di vista.
Ovviamente la nostra preoccupazione è stata quella di avvisare per primi i nostri clienti come Ferrari, Maserati, Lamborghini, per dire: “Attenzione, non vogliamo entrare nella vostra riserva di caccia”. Noi facciamo una vettura che non ha neanche le portiere, una vettura prodotta in 50, 60, 70 all'anno. Una vettura che ha uno spirito diverso, anche per conoscere anche il pilota “normale” che guida la macchina “normale”. Questo progetto funziona.
È stata una bella esperienza, abbiamo imparato tanto. Senz'altro dobbiamo fare qualcosa di diverso, anche perché quella motorizzazione fra un po’ di tempo non si potrà più usare, quindi dobbiamo pensare anche a qualcosa di diverso.
Verso la svolta green e l’elettrificazione
Esiste già una vettura, una nostra stradale elettrica fatta da Bosch come strumento di ricerca, nella quale ovviamente siamo stati molto coinvolti e l’hanno presentata qui a Varano, però forse ancora non siamo maturi per fare una vettura tutta elettrica. C’è comunque la volontà di realizzare delle vetture green, o comunque vetture che se necessitano di un motore a combustione che sia un motore che consumi di meno. Cerchiamo di capire qual è la grande rivoluzione alla quale andiamo incontro. Dobbiamo fare tutti la nostra parte anche se non è per niente facile.
Siamo apprendisti permanenti
Però si impara sempre di più. Quelle che fino a due mesi fa magari erano certezze adesso cominciano a diventare dubbi e questo ti aiuta a pensare in un modo diverso. Insomma, è bello anche questo: non avere certezze, sapere di essere un apprendista permanente.
A dirlo ci pensa uno di 87 anni che è consapevole che magari c'è un ragazzino che è appena uscito da quei corsi, che senz'altro ne sa più di me, è che soprattutto è più veloce di me nell’ imparare. Anche perché sono più veloci ad apprendere tutto quello che voi fornite. Siamo fortunati ad essere circondati da ragazzi che hanno voglia di imparare. E noi abbiamo un'altra consapevolezza: che sono bravi quelli dell'Alto Adige, i Veneti e ovviamente quelli dell’Emilia-Romagna e anche quelli dell'università dell'Italia meridionale sono bravi.
Fortunatamente è il sistema italiano che funziona bene dappertutto e allora quindi vuol dire che ci piangiamo anche addosso, ma forse esageriamo.
Paolo Delnevo: E grazie a Dallara, magari i migliori cervelli non lasceranno l'Italia.
Giampaolo Dallara: Sono tanti anche quelli che lasciano noi. C'era un mio collaboratore aerodinamico bravissimo che è andato via, ovviamente sono dispiaciuto, ma mi viene in mente che anch'io da giovane ho fatto tante esperienze così.
E poi magari ci capita di rincontrarci magari sotto una veste diversa. Magari va in Ferrari e viene da noi come rappresentante della Ferrari in certi programmi, insomma è inevitabile.
Mi dispiace quando uno dei miei, bravo, va via ma sono anche contento che sia apprezzato. Vuol dire che abbiamo fatto qualcosa di buono anche da quel punto di vista lì.
Monoposto Dallara. È il nuovo sogno che sta uscendo dal cassetto?
Paolo Delnevo: L'ultimissima domanda che è più una domanda personale: Ma quindi non la vedremo mai una monoposto stradale firmata dall'ingegner Dallara. Una monoposto, un solo un sedile.
Giampaolo Dallara: No guardi, se lei vuole può andare a vederla adesso. Ce n’è una omologata che sarà solo una. C'è già ed è stato un esercizio.
Paolo Delnevo: Certo, è la è la passione per le corse che mi porta a questa domanda.
Giampaolo Dallara: Ma è anche un esercizio così, per giocare anche con un altro ragazzino giovane e vedere che cosa sapeva fare. È derivata da quella che esiste, ne è la figlia, ed è già omologata stradale.
Paolo Delnevo: Ingegnere, è stato veramente un grande piacere.
La nostra partnership continua, stiamo lavorando sull'introduzione di nuove tecnologie a supporto di questa di questa vitalità che l'azienda Dallara ha sempre avuto, ma soprattutto per aiutarvi ad affrontare le sfide che sono sempre più complesse.
Abbiamo citato prima la sostenibilità, l’elettrificazione, dicono che il software si sta mangiando il mondo, quindi, sta diventando la componente distintiva della parte meccanica.
Io sono un ingegnere meccanico, di macchine automatiche, non automotive, però nella meccanica forse siamo quasi arrivati, ma tutto il resto, quella che è la “meccatronica” ha ancora un margine di sviluppo incredibile.
Giampaolo Dallara: Qui vicino nella nostra Emilia ci sono tanti bei professionisti, tante belle aziende che fanno delle cose importantissime. Siamo bravi anche lì, mica solo nelle corse. Grazie a voi, anche.
Paolo Delnevo: Grazie mille ingegnere, è un piacere.
Giampaolo Dallara: È un piacere lavorare con voi, arrivederci.
Conclusioni
In un altro episodio che completa il punto di vista di Dallara, sul tema dell'innovazione digitale, dell'errore e di cosa renda un'azienda veramente unica, abbiamo intervistato anche il CEO di Dallara Automobili Andrea Pontremoli. Grazie a tutti voi che ci avete ascoltato. Questa è Trasformazione Digitale, vi ricordo sempre di guardare in descrizione per ulteriori approfondimenti e sul sito ptc.com. Ci risentiamo alla prossima puntata, a presto!
Gli ospiti dell'episodio
Giampaolo Dallara, ingegnere e imprenditore italiano, fondatore dell'omonima casa automobilistica
Giampaolo Dallara è fondatore e presidente di Dallara Group, attiva nella progettazione e produzione di vetture da competizione e ad alte prestazioni. Nasce a Varano de’ Melegari (PR) il 16 novembre 1936. Nel 1959 si laurea in ingegneria aeronautica ed inizia a lavorare alla Ferrari, passando poi a Maserati, Lamborghini (dove progetta la Miura) e De Tomaso. Nel 1972 fonda la Dallara Automobili da Competizione nel paese natale di Varano de’ Melegari (PR).
Dallara è leader nella progettazione e produzione di telai per auto da corsa, presente nel campionato Formula 3 e fornitore unico per IndyCar, Indy Lights, GP2, GP3, Formula Renault 3.5 e Super Formula; nonché consulente per importanti costruttori. Nel 2017 ha presentato la sua prima vettura di serie, la Dallara Stradale. Dallara ha 2 sedi: la principale a Varano de’ Melegari, in provincia di Parma, la seconda a Indianapolis, inaugurata nel 2012.
Paolo Delnevo, Vice President Southern Europe & General Manager di PTC
Paolo Delnevo è entrato in PTC Italia nel 1996, come Business Process Consultant, ha presto seguito la sua vocazione commerciale, ricoprendo ruoli di crescente responsabilità come Sales Account Manager e Regional Director, e lavorando a stretto contatto con importanti aziende italiane, in ambito Automotive & Industrial, con cui ha costruito solide e durature relazioni, anche personali. In qualità di Senior Channel Sales Manager ha inoltre contribuito in modo decisivo alla creazione e allo sviluppo del canale di vendita indiretto di PTC in Italia. Dal 2017 Delnevo è General Manager di PTC Italia e di Vice President Vendite per il Sud Europa, con la responsabilità di tutte le operazioni per l'Italia, la penisola iberica e la Svizzera.
Laureato in Ingegneria Meccanica presso l'Università di Parma, ha successivamente conseguito un Master in Business Administration.
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Per le aziende, il passaggio a una mentalità orientata al cloud comporta una serie di benefici nel percorso di trsfromazione digitale, tra cui una maggiore agilità e mobilità, una collaborazione più flessibile e una maggiore velocità di innovazione.
Podcast: Trasformazione digitale - Come il Digitale trasforma il Fisico
Una serie di podcast bisettimanali che offre agli ascoltatori un'esperienza coinvolgente su come potenziare il settore manufatturiero attraverso la lente delle nuove tecnologie.