Keep Calm And – Segui le 10 raccomandazioni del World Manufacturing Forum

In questo episodio Marco Taisch, Presidente Scientifico del World Manufacturing Forum ci parla delle 10 raccomandazioni emerse dai lavori dell’ultima edizione e che rappresentano un vademecum per il manifatturiero globale per saper leggere le trasformazioni del prossimo futuro e metter in atto strategie di successo.

Di cosa parliamo in questo episodio ?

Introduciamo il World Manufacturing Forum

Francesca Frattini: Buongiorno e benvenuti a Trasformazione Digitale - Come il Digitale trasforma il Fisico.

Sono Francesca Frattini, Marketing Director di PTC e oggi ho il piacere di ospitare nuovamente Marco Taisch. Marco Taisch ricopre diversi ruoli - Marco intanto benvenuto tra noi.

Marco Taisch: Grazie a voi per l'invito e buongiorno a tutti.

Francesca Frattini: Vi invito a consultare il suo profilo LinkedIn per la lista completa, qua ricordiamo i principali: Docente del Politecnico di Milano e quest'oggi qui con noi in veste di Presidente Scientifico della World Manufacturing Foundation.

Qualche mese fa si è tenuto qui in Lombardia il World Manufacturing Forum, un incontro che si tiene ormai da diversi anni sempre in Lombardia, completamente dedicato al Manufacturing. La Lombardia perché è la culla del manifatturiero, sia italiano sia internazionale e questo evento ha come obiettivo quello di mantenere elevata l'attenzione sull'importanza di questo settore che è il vero motore economico, non solo dell'Italia, ma del mondo e quindi è motore di crescita e di sostenibilità. È un evento, ci tengo a sottolinearlo, internazionale che ha appunto la sede in Italia ma ha respiro totalmente globale e quest'anno aveva come focus il tema: ridisegnare le filiere globali.

Marco, prima domanda, come mai la scelta di questo tema per quest'anno?

Ridisegnare le filiere globali: il tema dell’ultimo World Manufacturing Forum

Marco Taisch: Be’, è un tema importante e fondamentale. Noi oggi stiamo vivendo in un mondo in cui la geopolitica è completamente ridisegnata. Abbiamo avuto la pandemia, il Covid, una guerra che, sebbene sia geograficamente localizzata, ha un impatto mondiale perché i vari paesi come Cina, Stati Uniti, Russia e Europa, sono stati in qualche modo coinvolti da un punto di vista economico. Inoltre, la globalizzazione, come l'abbiamo vissuta negli ultimi vent'anni, oggi non esiste più. In una delle sessioni del World Manufacturing Forum abbiamo parlato di "Sglobalization", proprio a voler certificare un rallentamento della globalizzazione come l'abbiamo vissuta, ma soprattutto un cambiamento di quest’ultima.

Perché è successo che ci siamo trovati sostanzialmente in un periodo molto veloce, con un aumento dei prezzi delle materie prime e dell'energia. Anche se oggi il prezzo del gas è tornato a valori che erano quelli di settembre-ottobre del 2021, le materie prime continuano a scarseggiare, la componentistica in molti settori continua ad essere scarsa e questo ha un impatto anche sui prezzi. Ci siamo trovati di fronte a un fatto totalmente nuovo e inaspettato: la rottura delle filiere logistiche. La “rottura delle filiere” non è dipesa solo da navi di traverso in un canale “qualunque del mondo”, ma anche dal fatto che alcuni porti sono rimasti chiusi durante la pandemia, navi erano e container erano bloccati e questo faceva sì che non vi fossero navi e container in altre parti del mondo. Ci siamo accorti, a un certo punto, che le reti logistiche internazionali, che noi abbiamo sempre considerato come una sorta di sistema nervoso del nostro mondo, totalmente affidabile, in realtà non erano così affidabili come eravamo stati abituati.

Le filiere lunghe sono ancora la risposta migliore?

Poi ci troviamo di fronte a dei cambiamenti di mercato significativi. I giovani di oggi, che noi abbiamo sempre chiamato nativi digitali, in realtà sono anche nativi sostenibili, per l’attenzione che pongono al tema dei prodotti “verdi” e delle filiere “verdi”. I nostri giovani hanno questa consapevolezza, ovvero non basta solo comprare dei prodotti verdi, come elettrodomestici di classe A, ma è necessario che questi elettrodomestici di classe A siano fabbricati in fabbriche di classe A. E quindi il mercato sta cambiando. Il Covid ci ha costretto ad andare sull'e-commerce, che ci ha abituati ad avere tutto e subito, con i prodotti che arrivavano entro 24 ore. Una volta terminata la pandemia questa abitudine è rimasta. Oggi l'aspettativa è che io possa comprare qualunque prodotto e riceverlo in 24 ore e quindi i tempi di consegna diventano molto stretti, molto veloci. Quindi le sfide stanno aumentando da questo punto di vista, la globalizzazione, come l'abbiamo vissuta, ripeto, sicuramente non esiste più. Tutto questo si porta dietro la necessità di un ridisegno delle filiere. Con delle filiere molto lunghe, quelle che eravamo abituati ad avere, è chiaro che il rischio di rottura è più alto, perché basta un anello di questa filiera che viene meno, a far rompere la filiera.

I nuovi equilibri geopolitici hanno impatto anche sulle filiere

Accorciando la filiera il rischio diventa notevolmente più basso. Quello che noi ci aspettiamo è che arriveremo ad avere tre grandi regioni:

  • le Americhe,
  • l'Europa,
  • l'Asia o sud-est asiatico.

 

Tra l’altro non dimentichiamoci che l'India, da questo punto di vista, sta crescendo come paese manifatturiero e si sta affacciando un nuovo protagonista in questo ridisegno della geopolitica del manifatturiero. Il rischio è che l'Europa rimanga schiacciata tra gli Stati Uniti da un lato e la Cina dall'altra parte. “Ridisegnare” diventa oggi qualcosa che non possiamo più rimandare, che coinvolge le imprese ma soprattutto i governi.

Francesca Frattini: Parlavamo di Europa, contestualizzando al nostro caso, a proposito dell'Italia, qual è il suo posizionamento in questo contesto? Qual è la sua sfida?

 

La posizione di leadership del Made in Italy grazie alla resilienza data dalla diversificazione

Marco Taisch: L'Italia intanto ricordiamo che è e continua ad essere la seconda manifattura d'Europa.

Noi abbiamo quattro regioni dell'Italia che sono tra le prime dieci regioni a più alta densità manifatturiera dell'Europa, parliamo di:
  • Piemonte
  • Lombardia
  • Veneto
  • Emilia-Romagna

Ma parliamo di un posizionamento in alcuni settori internazionali in cui l'Italia è il primo o il secondo o il terzo paese in termini di volumi di esportazione.

Francesca Frattini: Voglio sottolineare e ricordare quello che hai detto, perché noi ci sottovalutiamo e sottostimiamo ma l'Italia, nonostante sia così piccola in questo contesto mondiale, comunque la fa da padrone in tanti settori e in tanti scenari competitivi.

Marco Taisch: Esatto, quello che hai detto è molto importante perché, a differenza di molti paesi, noi abbiamo un grandissimo vantaggio che è la diversificazione dei nostri settori industriali. Questo che fa sì che noi siamo più resilienti a crisi che si verifichino in un settore piuttosto che in un altro. Il nostro posizionamento parte dal mondo del Made in Italy, così come siamo abituati a considerarlo nell’immaginario del consumatore tipico: Moda (Abbigliamento), Arredamento, Alimentazione (le cosiddette “Tre A”). In realtà c’è una quarta “A”, l'Automazione, la meccanica strumentale, che è il vero Made in Italy e che in termini di PIL contribuisce a circa il 40 - 50% delle PIL del paese. Quindi la nostra manifattura è molto forte, è una manifattura da esportazione non di soli prodotti che vanno sul modulo di consumer (il cosiddetto business to consumer, B2C), ma è anche una manifattura che va su prodotti del business to business (B2B). Noi siamo dei grandissimi produttori di macchine, di impianti, di beni strumentali.

Questo ci pone in una posizione molto interessante: di forza, ma allo stesso tempo, tornando al tema del ridisegno delle filiere, ci pone in una posizione in cui non possiamo non presidiare questo ridisegno

 

Reshoring e Friend-Shoring

Se produci macchine o impianti, devi seguire dove finiscono le fabbriche dei tuoi clienti e ridisegnare le filiere vorrà dire Reshoring e cioè riportare le fabbriche vicino ai mercati, perché se devo accorciare le filiere non posso che fare questo.

Qualcuno l'ha anche chiamato Friend-Shoring, cioè riportare in paesi amici, non necessariamente nel paese di origine, ma in paesi vicini. Questo è un tema evidentemente importante, perché nel momento in cui io vado a fare un investimento su una fabbrica ho bisogno che la stabilità politica ed economica di quel paese siano garantite, perché ho degli investimenti di lungo periodo.

Quindi l'Italia deve essere un protagonista di questo ridisegno delle filiere, perché ha una struttura industriale fatta da molte piccole e medie imprese che devono in qualche modo essere aiutate in questo ridisegno. Non sto parlando di incentivi fiscali, ma sto parlando di cultura, di supporto, di sensibilizzazione. C'è un tema dal lato del governo, che non deve non dimenticarsi le piccole e medie imprese, ma c'è un tema anche che legato alle grandi, gli OEM: se vogliono essere competitivi in un'arena internazionale devono far sì che tutta la filiera e quindi le piccole e medie imprese rimangano competitive in questa filiera internazionale.

Francesca Frattini: E noi nel nostro piccolo, con questo podcast vogliamo contribuire a questo obiettivo tramite l'evangelizzazione del digitale anche tramite esperti come te che ci danno insight, approfondimenti e visioni un pochettino più ampie e ci aiutano a capire meglio il mondo che ci circonda.

Le 10 raccomandazioni nel #WMReport 2022 - Redesigning Supply Chains in the New Era of Manufacturing

A questo proposito avete pubblicato un report che avete presentato in occasione dell'ultimo World Manufacturing Forum su questo tema della ridefinizione e ridisegno delle filiere globali. Ci sono dieci raccomandazioni in particolare che mi hanno colpito, alcune di queste sono rivolte al mondo della politica, ma quelle che ci interessano in questo contesto sono i vostri suggerimenti all'azienda manifatturiera e alla tecnologia, che ti chiedo di ripercorrere con noi.

Marco Taisch: Queste raccomandazioni devono essere vissute come dei suggerimenti ed emergono da discussioni e riflessioni che noi abbiamo fatto con più di 40 esperti internazionali.

Le più significative che abbiamo evidenziato quest'anno riguardano:

  • Il “rimanere calmi”. Il rischio è che si passi da un estremo all'altro: eravamo in un estremo in cui avevamo queste filiere mondiali lunghissime, con scorte ridotte al minimo proprio per implementare la Lean; invece, adesso il rischio è che si torni ad avere delle filiere molto corte, con scorte troppo elevate (perché se ho le scorte me la cavo in qualunque situazione). Il rischio è che vi sia una eccessiva reazione da parte delle imprese. Se già guardiamo quello che è successo negli ultimi mesi con la diminuzione del prezzo del gas, ci rendiamo conto che bisogna mantenere la calma e avere delle prospettive di medio o di lungo periodo e non solo di brevissimo.
  • Il secondo suggerimento è quello di riprogettare, tenendo come criteri di valutazione non solo il costo, che è in qualche modo il driver che ha guidato la globalizzazione, ma di avere un approccio in qualche modo più omnicomprensivo. Dobbiamo pensare da un lato al costo e dall’altro la sostenibilità perché diventa un tema fondamentale per molti dei consumatori attuali e futuri. Oggi è necessario mettere a punto dei criteri di valutazione che siano multifattoriali, che tengano in conto il costo, la sostenibilità, la resilienza e la velocità con la quale possiamo eventualmente un domani ridisegnare queste filiere.
  • Un terzo consiglio è quello di entrare in una logica di transizione perenne. Oggi noi parliamo di transizione digitale ed ecologica e lasciatemi aggiungere, anche di transizione delle filiere. Se oggi ho ridisegnato la mia filiera, devo pensare di adottare un processo di miglioramento continuo, nel quale vado continuamente ad “aggiustare”: aggiustare dove ci sono i fornitori, dove c’è la logistica ecc., perché il mondo evolve molto velocemente e in alcuni casi facciamo fatica a rimanere aggiornati anche noi con le nostre competenze. L'approccio deve quindi essere quello di un continuo ridisegno e miglioramento di queste filiere.
  • La quarta raccomandazione è: ridisegnare i nostri prodotti, renderli modulari, realizzarli con componenti che possono essere sostituiti più velocemente. L'agilità della catena logistica e della catena degli approvvigionamenti dipende anche dal prodotto che ho riprogettato.

 

Filiere e sostenibilità

Francesca Frattini: Abbiamo anche parlato in un altro podcast del fatto che l'80% della sostenibilità di un prodotto viene definita in fase di progettazione. È fondamentale prestare particolare attenzione alla riprogettazione in tal senso del prodotto e non solo della catena.

Marco Taisch: Certo. Questo vuol dire usare intanto un mindset di un prodotto che sia snello, che sia sostenibile ma vuol dire avere anche delle tecnologie di supporto alla progettazione del prodotto che consentano questa continua riprogettazione, una riprogettazione più agile del prodotto.

Francesca Frattini: Quindi tecnologie flessibili, scusami ma sai io tiro sempre un po' acqua al nostro mulino.

Marco Taisch: Be’ è la verità. Ormai non si può più pensare di progettare un prodotto senza pensare di riprogettare la filiera e viceversa, evidentemente sono un connubio che è assolutamente inscindibile.

L'altra opportunità è quella della sostenibilità, riprogettare le filiere pensando anche di renderle più circolari, perché la sostenibilità passa attraverso la circolarità, quindi abbiamo un'altra grande occasione. Sarebbe stato più difficile pensare a filiere sostenibili e circolari se non avessimo dovuto in qualche modo ridisegnarle.

Ultimo, ma non meno importante è il tema delle piccole e medie imprese: vanno incluse in questa riprogettazione, non solo come “destinatari” di un ridisegno che si trovano già fatto. Vanno coinvolte fin dall'inizio in questa riprogettazione perché questo vuol dire consentire loro di avere un'occasione di crescita del loro modello di business e delle loro competenze. Un tema diventa un'infrastruttura tecnologica perché ridisegnare vuol dire rilocalizzare gli impianti, gli stabilimenti e quindi vuol dire avere delle infrastrutture come strade, banda larga, ecc… Bisogna essere liberi di scegliere dove andare a posizionare le fabbriche, ma vuol dire anche avere la disponibilità di competenze. Questo, come detto prima, rischia di diventare la vera “materia prima” scarsa del futuro.

Le competenze per l’industria competitiva del futuro

Francesca Frattini: Quindi le competenze. Stiamo lavorando anche su questo fronte per evangelizzare sul tema della necessità di formazione per creare le nuove competenze che servono oggi. Tra l'altro ne approfitto per farti una domanda: durante il World Manufacturing Forum si parlava sempre del fatto anche che il modello del Manufacturing non è visto come interessante dalle nuove generazioni, la vedi così?

Marco Taisch: È vero, era così: le fabbriche venivano viste come sporche, brutte, cattive, come chi inquina il mondo.

Oggi se guardiamo in rete a volte succede ancora questo: dalla ricerca in rete del termine “manifattura” si ottiene l’immagine di una fabbrica dalla quale usciva fumo nero, ma questo non corrisponde più alla realtà. Oggi una fabbrica inquina molto di meno di quello che inquina il riscaldamento di un palazzo milanese. Fortunatamente oggi la sensibilità dei ragazzi è molto più consapevole e informata. Le fabbriche non sono più viste come un nemico ma sono viste come un ambiente di lavoro. Tra l'altro il digitale ha facilitato questo inserimento, i nativi digitali si trovano meglio in fabbriche che sono digitalizzate. L'industria 4.0 digitalizza le imprese manufatturiere e rende questi mondi molto più interessanti da vivere.

Francesca Frattini: Marco ti ringrazio e ne approfitto anche per chiederti se avete già una data per il prossimo World Manufacturing Forum.

Marco Taisch: Non ancora ma ci stiamo lavorando alacremente.

Francesca Frattini: Marco ti ringrazio. Abbiamo approfondito anche qual è il posizionamento dell'Italia all'interno del contesto manufatturiero internazionale, che è sempre una cosa che mi piace moltissimo ricordare, perché siamo bravi, facciamo belle cose e mi piace che vengano condivise. A questo proposito approfitto per aggiungere che abbiamo molte cosiddette multinazionali tascabili qui in Italia, alcune le inviteremo a parlare qui con noi in uno dei prossimi episodi. Marco nel frattempo ti ringrazio, ti rinviterò sicuramente e ancora grazie per l'approfondimento che ci hai dato.

Marco Taisch: Grazie a voi per l'invito.

Francesca Frattini: Questa era Trasformazione Digitale, ci risentiamo al prossimo episodio. Grazie e buona giornata.

L'ospite dell'episodio

Marco Taisch , Docente presso il Politecnico di Milano, Presidente di MADE – Competence Center Industria 4.0, Chairman scientifico della World Manufacturing Foundation

Marco Taisch ha dedicato la propria carriera accademica, professionale e consulenziale all’ampio settore del manifatturiero e al suo sviluppo in senso tecnologico e sostenibile. Al Politecnico di Milano insegna Sustainable Manufacturing, Digital Manufacturing e Operations Management ed è tra i coordinatori del Manufacturing Group della School of Management. Ha fatto parte dell’Advisory Board del Piano Nazionale Industria 4.0, è co-fondatore e chairman scientifico della World Manufacturing Foundation ed è presidente di MADE – Competence Center Industria 4.0, il più grande degli otto centri di competenza del Piano Nazionale. Nel 2018 ha fondato Miraitek4.0, spin-off del Politecnico di Milano sui temi di Industria 4.0.

Laureato in Ingegneria Gestionale presso il Politecnico di Milano, Marco è fiero papà di due ragazze che girano il mondo ed è un appassionato fotografo.

La World Manufacturing Foundation ha come obiettivo la promozione e il miglioramento del ruolo del settore manifatturiero come motore dinamico e positivo dell'equità economica e dello sviluppo sostenibile in tutto il mondo, attraverso al collaborazione tra mondo industriale, accademico e governativo.

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